Suggestiva la cerimonia di inaugurazione, presso l’Area Arrivi dell’aeroporto cittadino, dell’opera artistica in bronzo dal titolo “L’Alberello di Pantelleria” del maestro Cossyro (prof. Michele Valenza).
Ricordiamo che la vite ad alberello di Pantelleria (detta anche Alberello Pantesco) è un’antica e tradizionale forma di coltivazione della vite, impostata nei piccoli vigneti terrazzati dell’isola di Pantelleria, in Sicilia, del vitigno a bacca bianca detto Zibibbo.
L’Unesco (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura), il 26 novembre 2014 a Parigi, ha dichiarato la “Pratica agricola della coltivazione della vite ad alberello, tipica dell’isola di Pantelleria, “Patrimonio Immateriale dell’Umanità”. In tale occasione il maestro Michele Cossyro aveva creato un’opera, commissionata dalla Regione Sicilia su segnalazione dell’allora Sindaco Salvatore Gino Gabriele, riproducente una vite ad alberello, in bronzo, dal forte impatto emotivo, che fu esposta all’Expo di Milano nel 2015, riscuotendo grande successo.
Grazie all’attuale Sindaco Vincenzo Campo e agli Assessori Francesca Marrucci e Ferreri Leonardo (tutti presenti alla cerimonia assieme al vice-sindaco Maurizio Caldo) e la disponibilità del capufficio Enac Salvatore Tinnirello, finalmente, dopo 7 anni, si è potuto assemblare, collocare nell’Area Arrivi dell’Aeroporto e inaugurare questa significativa opera d’arte che il maestro Cossyro ha così efficacemente descritto:
“E’ un alberello pantesco rappresentato da un’unica fusione in bronzo a cera persa, con colorazione dovuta a ossidazione a caldo, che appoggia su una lastra d’acciaio riflettente con disegnata la sagoma dell’Isola: alberello che ha per sfondo un grande pannello che riporta un grappolo d’uva con chicchi dorati e il perimetro di Pantelleria entro cui non sono riportate contrade, in quanto tutta l’Isola, come in un sogno, deve accogliere la sua preziosa piantina. Quando d’inverno osservo nelle conche i ceppi dello zibibbo, ci vedo tante piantine apparentemente morte, senza vita, come fossero crocefissioni. In questa opera ho cercato di fissare quel momento preciso tra la fine di Marzo e il mese d’Aprile (periodo di Pasqua), quando appaiono i primi germogli. Sono stati quindi rappresentati nell’opera questi accenni di vita (foglioline, fiorellini, grappolinj) una vittoria della vita su un tronco apparentemente crocefisso, un miracolo che non richiede nulla, nemmeno l’acqua, essendo queste piante di tempra fortissima, in grado di cercare umidità con radici a decine di metri di distanza. Non solo si deve parlare di Agricoltura Eroica ma la Pianta stessa è da considerarsi eroica. Al momento del concepimento di questa opera c’era l’entusiasmo dovuto al riconoscimento Unesco e allora per dare l’idea del tesoro che lo zibibbo costituisce per l’Isola, nel pannello di sfondo appare un grappolo d’uva con una foglia disegnata a carboncino indelebile, non verdeggiante, che sta a significare il divenire della foglia stessa e ne rappresenta la sua intenzione. Gli acini, grandi e piccoli, sono in ceramica a terzo fuoco: dopo i due fuochi che normalmente avvengono, ce ne fu un terzo con rivestimento in oro zecchino, quale metafora che l’uva costituisce oro per Pantelleria. Inoltre l’oro, che è giunto sulla terra tramite meteoriti, intende costituire un legame tra acini e Universo. Infine l’oro non si ossida e ciò consentirà a questa opera di mantenere per sempre la sua lucentezza e fresca bellezza”.
Un’opera che contribuisce a valorizzare sempre più l’Isola di Pantelleria, ancor più significativa perché concepita e fatta da uno dei suoi migliori figli.
Sergio Minoli
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